Paoletta (disc jockey e conduttrice
radiofonica) Milano
1.10.2022
Intervista di Gianfranco
Gramola
“La mia ambizione? Vorrei tornare a
lavorare nei locali e fare la deejay, perché mi diverte un sacco e ascoltare
musica nuova e lasciarmi incuriosire dalle nuove generazioni”
Paoletta, all’anagrafe Paola Pelagalli, è
nata a Capua il 5 ottobre 1969. Esordisce nell'emittente napoletana Radio Marte
dopo aver frequentato brevemente l'Università Orientale di Napoli.
Successivamente arriva a Radio Deejay dove fu scoperta da Jovanotti, il quale
ascoltò una cassetta da lei inviata e subito convinse Claudio Cecchetto ad
ingaggiarla. Tra le trasmissioni che ha condotto con maggior successo ci sono:
Gran sera Deejay, trasmissione serale al fianco di Manuela Doriani, e
Lunediretta in collaborazione con Marco Santin della Gialappa's Band. Negli anni
duemila ha condotto anche il pomeridiano quotidiano Sala Jockey, l'estivo
Spiagge e, per tre anni, la trasmissione radiofonica La Bomba sempre su Radio
Deejay con Luciana Littizzetto. Dal 7 giugno 2005 al 9 settembre 2007 lavora per
R101 conducendo: Tempo utile e L'utilitaria. Poi passa su RTL 102.5 dove conduce
vari programmi: Nessun Dorma, Miseria e nobiltà con il Conte Galè, al
mattutino La famiglia con Jennifer Pressman, Silvia Annichiarico e Angelo Di
Benedetto, sino al serale “Il Ficcanaso” condotto con Carletto nell'estate
del 2010 da Mondello. Finisce la sua collaborazione con RTL 102.5 il 22 agosto
2010. Esordisce il 1º ottobre 2010 su Radio Italia nella fascia oraria di
mezzogiorno con Francesco Cataldo e dall'anno seguente conduce lo spazio in onda
tra le nove e mezzogiorno insieme a Patrick Facciolo.
Intervista
Mi racconti com’è nata la tua
passione per la radio? Chi te l’ha trasmessa?
La passione per la radio me l’ha trasmessa
il mio papà, quando fare la radio voleva dire fare anche le radio pirata, non
privata. Io sono di Capua e papà era un punto di riferimento della cultura e
della storia locale e un fine narratore degli eventi cittadini e l’ispirazione
me l’ha data proprio lui. Io volevo fare quella roba lì. Un giorno mi ha
portato in un appartamento adibito a
radio e sono rimasta affascinata dal fatto che la radio lì dentro fosse
anonima, eppure quello che facevano e usciva, era bello. Quindi questo mi ha
colpito molto e il fatto di poter non edulcorare la realtà, ma arricchirla.
Arricchire la realtà attraverso la musica e attraverso il tuo parlare. Però la
mia prima vocazione è stata quella del deejay. Ho cominciato a fare la deejay
che avevo 15 anni, con l’aiuto di un mio compaesano, che mi ha dato delle
lezioni. Quindi ho cominciato prima a fare la tecnica in una radio locale di
Capua e poi piano piano ho iniziato con le prime parole. Ho voluto emulare il
mio papà.
E’ vero che sei stata scoperta da
Jovanotti?
E’ andata così, Gianfranco. Sono andata a
lavorare a radio Marte, una emittente napoletana, poi a radio Kiss Kiss, ma io
avevo il pallino delle radio del nord perché erano network. Ho mandato queste
audio cassette in giro per i network nazionali. Tra tutte queste audio cassette
che sono arrivate, come mi ha raccontato Jovanotti che allora lavorava in radio,
ne ha presa una dal mucchio, l’ha ascoltata e ha detto a Claudio Cecchetto di
farmi un provino. Cecchetto non era tanto convinto, ma alla fine per
accontentare Jovanotti mi ha fatto fare questo provino con Mario Fargetta e mi
è andata bene. Da Capua mi sono trasferita a Milano, era il 1990 e ho iniziato
a lavorare a radio DeeJay dove sono stata per 16 anni.
Se fosse andata male con la radio, qual
era il tuo piano B?
Avrei fatto la deejay nei locali. Certo che
nel lockdown sarei morta di fame (risata).
Ho letto che hai lavorato anche con
Luciana Littizzetto. Era peperina anche allora?
Qualche anno è passato da quei tempi. Si
perché sono a radio Italia da 12 anni, ne ho fatto 3 a RTL, due a radio 101,
quindi ho lavorato con lei 17 anni fa, abbiamo fatto “La bomba” su radio
DeeJay. Lei mi ha fatto un provino quando gli ho fatto un’intervista, non
sapendo che quell’intervista servisse per scegliere il conduttore che potesse
fare al caso suo. Io ho sbagliato a dire il suo cognome e invece di dire
Littizzetto, ho detto Lettizzetto e lei ha detto: “Questa è perfetta per
me”. E da allora abbiamo lavorato qualche anno insieme ed è stata
un’esperienza favolosa. Lavorare con quelli bravi, è facile (risata).
Quali sono le doti di un buon conduttore
radiofonico?
L’empatia e la capacità di adattarsi,
perché non tutti gli editori sono come Linus che ti danno tanti limiti. Poi
dipende dalle radio, dalle scelte editoriali, ma di sicuro l’abc è
l’empatia.
Quali sono gli imprevisti che possono
capitare prima o durante una diretta?
Un disco che si impianta, il computer che si
blocca o prima di una diretta restare bloccata in mezzo al traffico. Ci sono
tantissimi imprevisti, però se fai le dirette da tanto tempo, riesci a superare
le varie circostanze e hai sempre un piano B.
Fra colleghi c’è più complicità o
competizione?
Sicuramente complicità, sia nella radio dove
lavoro, che in quelle dove ho lavorato. Io sono amica di ragazzi che lavorano in
altre radio come sono amica di colleghi di radio
Italia e c’è stima reciproca. Sai perché? Perché siamo tutti diversi,
quindi non potrò mai essere come un mio collega e il mio collega non potrà
essere come me, inoltre facciamo tutti un lavoro diverso. Al massimo c’è una
sana competizione.
Prima di una diretta hai un rito
scaramantico?
No, non l’ho mai avuto. Mi preparo e poi
vado in onda.
Quali sono le tue ambizioni?
Vorrei tornare a lavorare nei locali e fare
la deejay, perché mi diverte un sacco. La mia ambizione è continuare a
evolvermi, a non sedermi mai. Ad avere il desiderio che ho oggi di ascoltare
musica nuova e lasciarmi incuriosire dalle nuove generazioni.
Oltre al lavoro curi delle passioni nella
vita?
Lo sport. Io faccio cross fit, corsa trail in
montagna, yoga, pole dance, take teknik.
Niente nuoto?
La piscina no, mi disferebbe la piega
(risata).
Tre aggettivi per definirti?
Empatica, curiosa e golosa.
Se ti chiamassero per un reality, ci
andresti?
A Pechino Express si. Ci andrei solo a
quello.
I talent musicali non ti attirano?
Si, ma ormai i talent musicali non funzionano
più.
Ad un ragazzo che vuole avvicinarsi alla
conduzione radiofonica, che consigli daresti?
Innanzitutto non credo nei corsi radiofonici
ma credo molto nell’esperienza nelle piccole radio. Non c’è niente di
meglio per imparare bene che la famosa gavetta e poi ascoltare molto la radio.
C’è però una cosa da dire, tu puoi essere bravo a fare la radio ma il
talento è un’altra cosa. Come per i cantanti, tu puoi essere un cantante
bravissimo al karaoke, però poi non sfondi perché ti manca quell’X Factor.
Questo vale anche per l’arte in generale.
Oltre al talento quanto conta la fortuna?
La fortuna ti arriva se dai tanto, se lavori
molto. Se lavori tanto, puoi avere tanto, anche la fortuna. Quindi la fortuna
non cade dal pero, te la devi cercare.